Articolo della Dott.ssa Chiara Rivetto.

Tratto da Tesi di Master Universitario di I livello in “Medicine Complementari e Terapie Integrate” dal titolo “La Medicina Integrata nella BPS/IC”, anno accademico 2014/2015.

La cistite interstiziale o sindrome del dolore vescicale (BPS/IC) è una condizione patologica cronica e complessa, caratterizzata da una sintomatologia importante, numerose comorbilità e da eziologia e fisiopatologia ancora sconosciute.

La sintomatologia, costante oppure ciclica, può arrivare ad essere molto invalidante; le tre manifestazioni tipiche ovvero il dolore, la frequenza e l’urgenza minzionale sono infatti affiancate dai sintomi delle malattie correlate.

Il dolore si presenta con entità e ciclicità variabile ed è spesso percepito come una pressione sovra-pubica che aumenta d

urante il riempimento vescicale, estendendosi dall’area vescicale a quella genitale, addominale o all’intero bacino.

Lo studio dell’insorgenza di tale sintomo è iniziato da approfondimenti sui meccanismi infettivi e infiammatori della patologia, ma -attraverso la ricerca clinica- si è invece scoperto che tali stimoli periferici possono sì avviare la sindrome dolorosa, ma la cronicizzazione avviene attraverso una modulazione da parte del sistema nervoso centrale, indipendente da essi.

L’eziologia, ancora sconosciuta, è certamente di tipo multifattoriale e si appoggia su numerose ipotesi; alcune sono orientate ad una patogenesi sistemica, considerando la forte correlazione con altre sindromi sistemiche (fibromialgia, endometriosi, sindrome dell’intestino irritabile, ecc), mentre altre prendono in considerazione la fisiopatologia vescicale, poiché, soprattutto negli stadi più avanzati della patologia, risulta ben evidente la compromissione funzionale e strutturale dell’organo.

La possibilità che la BPS/IC sia la manifestazione neuro-urologica di una patologia autoimmune sistemica spiegherebbe le caratteristiche cliniche e le numerose comorbilità con patologie di questo tipo. Inoltre, in molti pazienti, si evidenzia una sensibilizzazione neuronale a livello sia del SNC che del SNP, pertanto la presenza dell’infiammazione cronica si ipotizza derivi da un’infiammazio

ne neurogenica.

Per quanto riguarda invece la fisiologia della vescica, la maggior parte dei pazienti ha insorgenza dei sintomi tipici della patologia a seguito di cistiti batteriche ricorrenti, di conseguenza si pensa che lo stimolo iniziale possa essere di tipo infettivo.

Il riscontro in molti pazienti di un deficit di glicosaminoglicani (GAG), mucopolisaccaridi composti principalmente da acido ialuronico, che rivestendo l’urotelio lo rendono impermeabile a colonizzazioni batteriche e microtraumi, porta a pensare che il fenomeno infiammatorio sia innescato e mantenuto dall’infiltrazione dell’urina negli strati sottostanti permessa da tale deficit.

L’ultima ipotesi, invece, riguarda l’iperattivazione mastocitaria, presa in considerazione a causa della presenza, nei pazienti ad uno stadio elevato della malattia, di una conta dei mastociti nell’urotelio e nel detrusore dieci volte superiore ad un soggetto sano.

La diagnosi della patologia, considerata l’assenza di marker specifici, si basa esclusivamente su dati clinici, pertanto risulta molto importante un’attenta anamnesi prossima e remota, una precoce classificazione della patologia e la valutazione di dati clinici e strumentali al fine di evidenziare i segni e sintomi che configurano la BPS/IC e le numerose malattie confondenti o correlate.

Valutando la complessità di tale processo -il quale attualmente determina un ritardo diagnostico anche di dieci anni- il Gruppo Tecnico del Piemonte e Valle d’Aosta per lo studio della patologia ha formulato recentemente il primo esempio italiano di “sistema standardizzato di valutazione della BPS/IC”[1], per la presa in carico globale del paziente attraverso l’integrazione di un considerevole gruppo di specialisti.

L’approccio terapeutico

Sebbene la letteratura non sia sufficientemente ampia da proporre raccomandazioni basate sulle evidenze (evidence-based), attualmente le linee guida AUA (American Urological Association)[2], insieme all’associazione urologica europea ed alle associazioni di pazienti, propongono il seguente algoritmo terapeutico (Tabella 1).

Prima linea di trattamento:

Educazione terapeutica.

Modificazioni dello stile di vita.

Dieta adeguata.

Gestione dello stress.

Esercizi di rilassamento del pavimento pelvico.

Training vescicale.

Supporto psicologico.

Trattamento dei disturbi correlati.

Seconda linea di trattamento:

Terapia riabilitativa.

Terapia farmacologica orale.

Instillazioni intravescicali.

Terza linea di trattamento:

Idrodistensione vescicale e trattamento delle ulcere di Hunner.

Successive linee di trattamento:

Infiltrazioni intradetrusoriali di tossina botulinica di tipo A.

Terapia orale con ciclosporina di tipo A.

Neuromodulazione sacrale.

Terapia iperbarica.

Chirurgia maggiore.

Tabella 1

 

Per quanto riguarda la terapia farmacologia, sia orale che intravescicale, si avvale di un integratore a base di principi attivi naturali (acido ialuronico, condroitin solfato, quercitina, curcumina) e la prima linea di trattamento, in particolare, consiglia numerosi trattamenti complementari; trattandosi, di fatto, di un esempio di medicina integrata.

A seguito del coinvolgimento emotivo che il paziente incontra nell’affrontare la malattia ed il complesso percorso di cura, il quale -purtroppo- non si avvale ancora di trattamenti convalidati ed efficaci in tutti i casi, a causa delle scarse conoscenze fisiopatologiche, un approccio personalizzato risulta essere fondamentale. Pertanto si è ritenuto opportuno prendere in considerazione l’apporto che potrebbero dare ulteriori terapie complementari.

L’omeopatia

Il fondatore dell’omeopatia Samuel Hahnemann, attraverso numerosi studi, giunse alla conclusione che le malattie croniche, hanno una medesima origine infettiva; l’infezione primaria rappresenta solamente l’innesco di una reazione a catena che rimarrà latente nel soggetto e provocherà, a distanza di tempo, sintomatologie anche molto diverse tra loro in base alla predisposizione individuale.

Tale processo distruttivo, nonostante l’infezione non sia effettivamente più presente, assicura, nel corso del tempo, la risposta autoimmune e il continuo rilascio di autoantigeni, con conseguenze che non coinvolgono più solamente l’organo di partenza, ma l’intero organismo.

Il recente riconoscimento, grazie agli studi della PNEI, sul ruolo del meccanismo di permeabilità della mucosa intestinale ai patogeni esterni nei confronti di processi allergici e autoimmuni, non è molto distante dalle sue considerazioni empiriche.

I rimedi omeopatici consigliati in caso di patologie croniche autoimmunitarie risultano essere Psorinum, Tubercolinum, Luesinum ed in particolare Medorrhinum, la cui azione si esercita sulla mucosa urogenitale. Inoltre l’omeopatia può risultare molto efficace nella cura delle cistiti batteriche, che spesso compaiono nella fase di esordio della sintomatologia. Tuttavia, è assolutamente necessario il coinvolgimento di un medico omeopata esperto, in grado di valutare la terapia individuale adeguata ad ogni singolo caso.[3]

 

La medicina tradizionale cinese

Nel corso del tempo è stata dimostrata l’efficacia dell’agopuntura e della moxibustione nella riduzione del dolore e nella regolazione del sistema immunitario (stimolandolo ad una reazione adeguata), pertanto può essere efficacemente utilizzata a sostegno di tale sistema, oltre che nei casi di patologie autoimmuni, anche nel caso di malattie infettive croniche. In particolar modo,“nelle classificazioni della nosologia della tradizione cinese […], troviamo descritte con chiarezza, anche se classificate in altro modo, le cistiti acute e croniche e le prostatiti acute e croniche.”[4]

Inoltre uno studio effettuato in Giappone nel 2013 ha dimostrato che il trattamento con agopuntura e moxibustione ha portato risultati significativamente positivi a tre delle otto donne trattate; le quali presentavano BPS/IC refrattarie al trattamento farmacologico orale, alle instillazioni intravescicali e all’idrodistensione.

Le pazienti, trattate una volta a settimana per venti minuti con moxibustione sui punti Ciliao (meridiano della vescica 3e) e Xialiao (meridiano della vescica 34) e con elettroagopuntura a 3Hz sul punto Zhongxiao (meridiano della vescica 33), hanno mostrato a distanza di due mesi la riduzione della sintomatologia a lungo termine.[5]

La fitoterapia cinese, attraverso gli sbocchi interessanti nell’ambito delle infezioni uro-genitali potrebbe rappresentare un valido aiuto preventivo.

La pianta maggiormente indicata in caso di cistite batterica classica risulta essere “Arctostaphylos uva ursi, folium (Uva ursina): 3gr di droga in 150ml di acqua come infuso, fino a quattro volte al dì”[6], oppure in caso di episodi acuti di cistiti, prostatiti, uretriti, vulvovaginiti è consigliato il “Decotto di Gentiana scabra per ammorbidire il fegato, Long Dan Xie Gan Tang”[6] con azione antibiotica ed antivirale.[6]

L’osteopatia

Le moderne ricerche scientifiche ritengono che “la manipolazione viscerale aumenti il metabolismo dei tessuti che stimola a sua volta il metabolismo generale per mezzo della serotonina”[7]; inoltre, l’osteopatia viscerale si fonda sull’ipotesi che gli organi e i visceri in stato di buona salute possiedono un movimento fisiologico interdipendente con le strutture collegate ad essi .

La manipolazioni viscerali del perineo e della vescica sono indicate in particolare per infezioni vescicali, dispareunia legata a problematiche della vescica, ptosi e fissazioni di vescica e organi circostanti, purché non siano presenti stenosi o problemi strutturali del tratto urinario. Anche la BPS/IC spesso presenta questo tipo di sintomatologia ed è frequentemente associata ad una contrazione marcata del pavimento pelvico.

Il “miglioramento della mobilità della vescica avrà effetti benefici sugli sfinteri vescicali, sulla ghiandola prostatica e sull’utero”[7]; inoltre, la manipolazione degli organi pelvici migliora la circolazione del bacino, che ha la tendenza a congestionarsi.[7]

Lo Yoga

Lo Yoga rappresenta una complessa pratica fisica, mentale e spirituale di origine indiana ed è tutt’ora studiata ed applicata in tutto il mondo per le sue potenzialità nel mantenimento di un’unione psico-fisica dell’organismo, condizione che si trova alla base del benessere dell’uomo.

La pratica delle asana rappresenta il fulcro centrale dell’Hatha Yoga, la branca della disciplina che si occupa dell’equilibrio mente-corpo, esse sono posizioni del corpo che vanno mantenute in una condizione di comodità e stabilità; questo permette di modulare l’attività dei sistemi biologici con lo scopo di avere un corpo in salute e, in conseguenza, una mente stabile.

La sequenza di asana proposta è studiata appositamente per ridurre il sintomo dolore e migliorare il benessere psicofisico e la resilienza nei soggetti affetti da dolore pelvico cronico:

SIDDHASANA o Posizione del loto

SHAVASANA variante o Posizione dell’uomo che dorme (variante)

BALASANA o Posizione del bambino

MALASANA o Posizione della ghirlanda

PAVANAMUKTASANA – Sequenza del dondolo

PAVANAMUKTASANA – APASANA o Posizione purificatrice.

La PNEI e le discipline bio-naturali

La psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) è una disciplina, nata dalle ricerche sperimentali del patologo Hans Seyle, che studia le reazioni bidirezionali tra la psiche e i sistemi biologici. Egli dimostrò che la reazione di stress è indipendente alla natura dello stimolo, esso può essere indotto da fattori fisici, infettivi, psichici e, in ogni caso, induce una risposta neuroendocrina e neurovegetativa che libera neurotrasmettitori e ormoni attraverso le ghiandole surrenali.

Attualmente gli studi scientifici, a conferma di queste prime scoperte, sono numerosi, dimostrando come il nostro equilibrio immunitario ed anche l’espressione genetica sono fortemente influenzati da “come ci alimentiamo, in che ambiente viviamo, come gestiamo lo stress del lavoro e della vita, se rispettiamo i ritmi biologici naturali, cominciando dal sonno e dalla necessaria attività fisica.”[8]

A tale proposito vengono riportati i risultati di uno studio randomizzato controllato, effettuato ad un gruppo di trenta donne con diagnosi di BPS/IC, suddivise con metodo random in due sottogruppi.

Nel gruppo, che aveva seguito un percorso di immaginazione guidata (con supporto informatico CD) della durata di 25 minuti, effettuato due volte al giorno per otto settimane, si è verificato un miglioramento della sintomatologia nel 45% dei casi, misurato dall’utilizzo di diverse scale di valutazione.[9]

Tuttavia questo risulta essere un esempio, ma è ben evidente come l’integrazione di questi saperi e di tecniche innovative sarà in futuro la base di “un grande sforzo di cambiamento e di riqualificazione delle competenze”[8] che dovrà interessare ogni singolo individuo ma, soprattutto, tutti i professionisti sanitari, con la consapevolezza che la salute e la malattia necessitano di una medicina integrata, in grado di riconoscere il potente meccanismo di autoregolazione e auto-guarigione presente in ognuno di noi.

Un cambiamento volto a riportare l’essere umano ad essere il fulcro dei processi di guarigione, mantenimento della salute e benessere.

Il lavoro svolto ha contribuito ad esprimere questa necessità, evidenziando che i primi passi di questa rivoluzione sono già stati mossi, con la speranza che continuino a procedere, nonostante gli ostacoli, verso una “Nuova Medicina”.[10]

BIBLIOGRAFIA

  1. Giammò A.(cur). (2014) Sindrome del Dolore Vescicale Cistite Interstiziale PDTA e Sistema Standardizzato di Valutazione. Disponibile sui siti http://www.iss.it/cnmr/. http://www.malattierarepiemonte-vda.it. http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/index.php. Febbraio 2016.
  2. Hanno P.M., Allen Burks D., Quentin Clemens J., Dmochowski R.R., Erickson D., FitzGerald M.P., Forrest J.B.,Gordon B., Gray M., Mayer R.D., Moldwin R., Newman D.K., Nyberg Jr. L., Payne C.K., Wesselmann U., Faraday M.M. (2014) Interstitial Cystitis Guidelines Panel of the American Urological Association Education and Research, Inc. AUA guideline for the diagnosis and treatment of interstitial cystitis/ bladder pain syndrome. Journal of Urology 185(6):2162-2170.
  3. Di Giampietro T.. (2013) Il contributo dell’omeopatia. HIMed Homeopathy and Integrated Medicine 4(2): 38-41.
  4. Bruno P.. (2013) Il contributo dell’agopuntura. HIMed Homeopathy and Integrated Medicine 4(2):41-45.
  5. Katayama Y., Nakahara K., Shitamura T., Mukai S., Wakeda H., Yamashita Y., Inoue K., Nose K., Kamoto T.. (2013) [Effectiveness of acupuncture and moxibustion therapy for the treatment of refractory interstitial cystitis] 59(5):265-269.
  6. Saudelli G.. (2013) Il contributo della fitoterapia. HIMed Homeopathy and Integrated Medicine 4(2): 45-47.
  7. Barral JP., Mercier P., (1998) Manipolazione viscerale 1. Castello Editore, Milano.
  8. Bottaccioli F., Carosella A., (2009) Immunità, cibo e cervello. Tecniche nuove, Milano.
  9. Carrico D.J., Peters K.M., Diokono A.C.. (2008) Guided imagery for women with interstitial cystitis: results of a prospective, randomized controlled pilot study. Journal of Alternative and Complementary Medicine 14(1):53-60.
  10. Bernardini S.. (2011) “Integrativa”, “Integrata” o Nuova Medicina?. HIMed Homeopathy and Integrated Medicine 2(2):36-44.

Dott.ssa Chiara Rivetto – Infermiera esperta in Terapie Complementari e segretaria di OMICA